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L'Artista Franco Fanigliulo

 

La biografia

Franco Fanigliulo è stato uno tra i più geniali e ironici cantautori italiani, ma non ha avuto il successo che meritava. E, stranamente, neanche dopo la sua morte improvvisa non è stato recuperato dai nostri media, raramente si è parlato di lui, i suoi dischi non sono stati ripubblicati. E' stato praticamente dimenticato. Eppure una sua canzone, e solo questa, ha avuto per un breve periodo un grande successo ed ancora adesso molti ricordano questo brano, anche se forse non sanno associarlo all'interprete che lo lanciò. Si tratta naturalmente di "A me mi piace vivere alla grande" che partecipò al Festival di Sanremo nel 1979 e rivelò al grande pubblico questo interprete che però non seppe o non riuscì a mantenere in seguito quell'effimero successo procuratogli dalla grossa popolarità che il Festival gli aveva offerto.

Ripercorriamo brevemente la sua vita e la sua carriera discografica.

Franco nasce a La Spezia il 9 febbraio 1944 figlio di una concertista e di un marittimo. Da giovanissimo si imbarca, seguendo le orme del padre, e per alcuni anni naviga in giro per il mondo. Decide poi di lasciare questa vita ed inizia a fare i lavori più diversi ma, intanto, incomincia a comporre canzoni, suona la chitarra e milita, come chitarra e voce, in alcuni gruppi musicali. Durante una di queste sue esibizioni viene scoperto dall'ex bassista dell'Equipe 84 Franco Ceccarelli che lo presenta a Caterina Caselli. La Caselli aveva appena creato una nuova etichetta, la Ascolto, in cui far confluire nuove promesse del panorama musicale italiano. Così, insieme a Pierangelo Bertoli, Faust'o e molti altri, anche Fanigliulo ha l'opportunità di incidere il suo primo disco, "Mi ero scordato di me" che esce verso la fine del 1977. Si tratta di un album contenente tutti brani scritti dal solo Fanigliulo, in cui la sua vena musicale già emerge per la delicatezza dei temi trattati e per l'incisività delle sue interpretazioni. Gli arrangiamenti e la produzione sono di Franco Ceccarelli. Pur riscuotendo un unanime consenso dei critici ("disco non banale, non ovvio, usa la musica con ironia", "fa intuire possibilità e qualità poetiche", "le prossime prove dovrebbero confermarci la scoperta di un talento"), non riscuote un analogo successo da parte del pubblico e passa quasi inosservato.

Ma Fanigliulo nello stesso 1977 partecipa anche al film di Giuseppe Bertolucci "Berlinguer ti voglio bene" accanto a Roberto Benigni, anche se non compare con il suo vero nome, in cui interpreta pezzi di alcune sue canzoni.

Dopo poco più di un anno si presenta la sua grande occasione, la partecipazione al Festival di Sanremo.
Siamo nel 1979, l'organizzazione è di Gianni Ravera e presentatore è Mike Bongiorno.
La canzone "A me mi piace vivere alla grande" è facile ed orecchiabile. E' stata scritta, oltre che dallo stesso Fanigliulo, anche dal suo amico Riccardo Borghetti ma, alla stesura definitiva del brano, partecipano anche due indiscusse star della canzone: Daniele Pace e Oscar Avogadro. Il brano crea anche un piccolo scandalo in quanto alcune parole incappano nella censura allora imperante e "foglie di cocaina" diventa un più innocuo "bagni di candeggina". Ma tutto il testo è ironico e dissacrante, dal "nonsense polemico e aggressivo che il sottofondo quasi operistico e l'interpretazione sarcastica di Franco Fanigliulo tendono ad accentuare" (da "La grande evasione" di Gianni Borgna).

Guglielmo ha un reggipetto
Che se lo mette spesso nel cuore della notte
Come se fosse adesso
Adesso che Gesù ha un clan di menestrelli
Che parte dai blue jeans e arriva a Zeffirelli
E tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire
Per amore…
………
A me mi piace vivere alla grande già
Girare tra le favole in mutande ma
Il principe dormiva, la strega si è arrabbiata
E nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata…

Il personaggio Fanigliulo riscuote anche un notevole successo personale. Supera facilmente le eliminatorie ed entra in finale dove si piazza al sesto posto (canzone vincente sarà Amare di Mino Vergnaghi). Molti giornali lo definiscono il "vincitore morale" di Sanremo. Scrive Gigi Vesigna: "L'unica ragione per non dimenticare questa edizione del Festival è A me mi piace vivere alla grande, un pezzo scritto e cantato da Franco Fanigliulo, un bizzarro poeta-filosofo-contadino che davvero vive come gli piace". Colpiscono il pubblico la sua notevole dote di comunicativa, la sua mimica, le sue espressioni. Colpisce la sua gestualità e, forse, Fanigliulo è il primo esponente di quel teatro-canzone per il quale non bastano i tre minuti di una canzone per esprimere tutte le sue potenzialità e soprattutto è un Artista, nel senso più completo della parola, che non deve solo essere ascoltato, ma anche visto, e per il quale i freddi solchi di un disco non sono sufficienti perché riesca ad esprimere tutto quello che vorrebbe poterci dire.
Scriverà Gianni Lucini nel 2002, poco dopo la morte di Giorgio Gaber: "Gaber non lascia alcun erede artistico, perché nessuno gli assomiglia. Qualche anno fa c'erano un paio di cantautori capaci di coniugare ironia, poesia e capacità di vivere gli umori dei propri tempi: si chiamavano Rino Gaetano e Franco Fanigliulo, ma sono scomparsi prima di lui".
"A me mi piace vivere alla grande" ottiene un notevole successo, sia di critica che di pubblico, ma non riesce a vendere molto. Teniamo presente che in quegli anni Sanremo non ha una grande visibilità, siamo negli anni di crisi del Festival. Pochi brani riescono ad entrare in classifica e, se ci riescono, vanno tra il 20° ed il 40° posto, come la canzone vincitrice, come "Sarà un fiore" di Beruschi, "C'era un'atmosfera" di Kim & the Cadillacs e poche altre. La vera canzone vincitrice, in termini di vendite, sarà la sigla del Festival "Mi scappa la pipì, papà" cantata da Pippo Franco.
Fanigliulo si difende molto bene ed il suo brano raggiunge la 42° posizione nella Superclassifica di Sorrisi e Canzoni, ma arriva alla 15° posizione nella classifica di Ciao 2001. Nella classifica Discoteche, redatta dall'Associazione Italiana Disc-Jockey arriva alla 11° posizione.
Sfruttando l'occasione di Sanremo esce subito dopo anche il secondo album di Franco: "Io e me", forse il suo disco più completo e rappresentativo. Diranno di lui: "Agisce al limite della musica leggera, ai bordi del cantautorato, agli angoli del teatro, personaggio legato più all'immagine teatral-cabarettistica che a quella tipicamente musicale, figura da vedere più che da ascoltare", oppure "interprete bizzarro e provocatoriamente narcisista, tra il cabaret e la canzone d'autore".
Prodotto da Giampiero Reverberi, collabora ai testi Riccardo Borghetti. Disco troppo difficile per il grande pubblico e, nonostante il credito di popolarità, ottiene un limitato riscontro di vendite.

Passa poco più di un anno e nell'estate del 1980 esce il suo terzo album "Ratatam pum pum" da cui viene tratto il singolo omonimo. In questo disco suona anche Mauro Pagani e tra i cori compare Loredana Bertè. Col brano "Ratatam pum pum" partecipa anche al Cantagiro. E' un disco meno intimista, più rockeggiante, ma emerge sempre la figura ironica di Franco. Grande successo di critica, "personaggio dalla gestualità innata" che "propone nelle sue storie in musica, tristi, dolci, quasi sempre un po' ironiche le sue esperienze e le sue emozioni" e, come sempre, limitato successo di vendite.

Passano altri due anni ed esce un altro disco, questa volta un singolo, con due brani molto orecchiabili ed anche molto belli: "La libertè" e "Con tenerezza". "Stralunato, sensibile, anticonvenzionale", "estrosa figura di cantautore che unisce ironia e malinconia, un po' secondo lo stile francese" così si pronuncia la critica. Ma il legame con la Ascolto di Caterina Caselli sta terminando. Forse per questo il disco viene promosso solo in minima parte e passa praticamente inosservato. Eppure erano tornati con Franco sia Avogadro che Pace, i due autori che avevano contribuito alla creazione di "A me mi piace vivere alla grande".

Dopo un anno di riposo discografico il ritorno sembra veramente "alla grande". Fanigliulo infatti entra nella scuderia di Lucio Battisti, la Numero Uno. Ed esce un Q-Disc con quattro canzoni: "Benvenuti nella musica". Il disco viene arrangiato e prodotto da Shel Shapiro. Tra i quattro brani è compresa, per la prima volta, una cover, cioè un brano di cui non è autore. Si tratta di "The show must go on", un grosso successo di Leo Sayer del 1973 che diventa "Basta con questo show". Dopo questo mini album Franco rientra nell'anonimato. Per quasi cinque anni rimane ai margini del mondo musicale. Si ritira nel suo podere nei pressi della Spezia tra cani e cavalli, tra gatti e pecore. Ne riemerge solo con un paio di singoli: "L'acqua minerale" nel 1987 e "Napoli che fa?" nel 1988 pubblicati entrambi per l'etichetta "Bollicine" di Vasco Rossi. E Vasco Rossi, così come Zucchero, entra a far parte della sua vita.
Nell'album "Blue's" di Zucchero uscito nel 1988 c'è un ringraziamento a Franco per il suo contributo alla musica e ai testi E infatti "Fanii", come lo chiamano gli amici, sta per ritornare nel mondo dello spettacolo preparando un nuovo album "Sudo ma godo" con la produzione dello stesso Vasco Rossi e con la partecipazione della Steve Rogers Band. Sembra finalmente un ritorno "alla grande" come ci si aspetterebbe da Franco.
Le registrazioni avvengono nello studio di Modena. I brani sono quasi pronti. La poliedricità di Fanigliulo emerge anche da un'altra sua produzione, un libro di fiabe per bambini in fase di scrittura che doveva essere pubblicato dalla Mondadori. Ma d'improvviso un'emorragia cerebrale lo colpisce mentre si trova a casa sua, nei pressi di La Spezia. Una corsa all'ospedale, un paio di giorni di ricovero in condizioni disperate e poi, improvvisa a troncare i suoi desideri di riemergere dall'oblio, la fine, il 12 gennaio del 1989.
Il disco, grazie a Vasco Rossi e a tutti i suoi amici che hanno contribuito alla realizzazione, esce egualmente, circa un anno dopo la sua morte, incompleto e con alcuni brani solo musicali, senza la voce di Franco, e con un ringraziamento a Caterina Caselli che, per prima, aveva creduto in lui. E' la sua ultima produzione. Non si chiamerà "Sudo ma godo" come era previsto, ma "Goodbye mai" dal titolo di un altro brano compreso nell'album.

Poi Fanigliulo viene dimenticato dai più per circa quindici anni.
Solo recentemente, per merito dei suoi amici e di tutti quelli che ancora lo ricordano con affetto, è riemerso un interesse per questo geniale Artista della canzone italiana. Nel 2004 è stato pubblicato su CD il Q-Disc Benvenuti nella musica e il paese di Vezzano, vicino a La Spezia, in cui Fanigliulo viveva ha dedicato un concerto-tributo al suo illustre concittadino intitolato provocatoriamente: "Ciao, come stò?" al quale hanno partecipato molti artisti locali. Infine è stata inaugurato, sempre a Vezzano, un monumento a lui dedicato realizzato dallo scultore Giuliano Tomaino. Un sito web, a lui dedicato (http://fanigliulo.altervista.org), è sorto per opera di un gruppo di amici, con l'obiettivo di recuperare il materiale di Franco e di promuovere la sua figura di Artista, unica nel panorama musicale italiano.
Molte altre iniziative sono ora in progetto: un concorso musicale, uno special televisivo, la riedizione in CD dei suoi album, ormai introvabili, ed infine una pubblicazione su CD dei numerosi inediti.


 
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