Intervista a Marco Guzzetti
Marco
Guzzetti ha collaborato artisticamente con Franco nel periodo compreso
tra il 1984 ed il 1989, partecipando sia alla composizione delle canzoni
presenti sull'ultimo LP GOODBYE MAI che alla realizzazione di pezzi rimasti
purtroppo inediti (ma registrati in SIAE) come DOVE, PRIMI AMORI, TANGO
e L'UBRIACO. Questa intervista è stata effettuata in un locale nei pressi
della Stazione FS di Milano Lambrate, il 29-12-2007.
Come
hai conosciuto Franco?
Allora...nel 1984 io ero studente universitario e collaboravo con i Matia
Bazar da circa tre anni: oltre a ciò, alla sera suonavo nei locali a Milano.
Uno di questi in cui ero più assiduo, la BUDINERIA, mi offrì l'opportunità
di gestire artisticamente le serate: qui si era creato, man mano nel tempo
e durante anche gli anni seguenti, un laboratorio di progetti che coinvolgeva
tutti gli amici che mi venivano a trovare, spesso anche con la complicità
degli altri artisti che di volta in volta erano presenti in scena e che
poi in seguito hanno continuato a fare musica, cabaret, cinema o teatro.
C'è da dire che in BUDINERIA si organizzava di tutto: letture di poesie
d'avanguardia, incontri di savate, quartetti di musica da camera, cabaret,
esibizioni di breakdance, concorsi canori per dilettanti allo sbaraglio...ho
avuto la fortuna di avere un locale a disposizione che dava ampio risalto
alla creatività!
Dal giovedì al sabato si effettuavano serate di sola musica dal vivo,
dove incentravamo tutto sulle "jam session": suonavamo con formazioni
base definite ma ci venivano comunque a trovare artisti ospiti di tutti
i tipi...
Nelle altre sere normalmente si apriva e si chiudeva la serata sempre
con musica dal vivo (preferibilmente effettuata con la formula della one
man band), mentre lo spettacolo di mezzo cercavamo di farlo proponendo
qualcosa di interessante, meglio se inusuale!
Tra le iniziative che avevo lanciato in quegli anni c'era la rassegna
dei cantautori emergenti, dove tutta una cerchia di artisti che iniziava
a creare musica ebbe la possibilità di proporsi al pubblico: alcuni di
loro avevo avuto modo di conoscerli proprio perché già frequentavano il
locale e si esibivano o si univano a cantare e suonare con me, come per
esempio Biagio Antonacci o Flavio Oreglio; con altri lavoravo musicalmente
qui nel milanese; altri ancora si presentavano spontaneamente una volta
saputo dell'iniziativa.
L'intento rimaneva quello di andare continuamente alla ricerca di personaggi
con i quali arricchire il cartellone della rassegna e quindi avevo fatto
un giro per le case discografiche dicendo: "Signori, io un palco ce l'ho:
se avete qualcuno che ha voglia di proporre dal vivo le proprie cose…possiamo
combinare!".
Quando andai alla RCA, parlai con Silvano D'Auria e fu proprio lui a segnalarmi
Fanigliulo, prendendo spunto dal fatto che era uscito il Q-Disc BENVENUTI
NELLA MUSICA.
Mi dissero che, siccome lui veniva da La Spezia, sarebbe stato meglio
fargli fare più di una serata e possibilmente tutte di fila...io contattai
gli altri locali con i quali collaboravo e ne uscì un piccolissimo tour
di esibizioni dal vivo: ricordo che andammo, oltre che in BUDINERIA, anche
all'ISOLA FIORITA, al RIVERSIDE PUB, e in qualche altro locale…
Una piccola curiosità: lo vidi per la prima volta nello stesso modo in
cui ci siamo incontrati noi oggi; lo andai a prendere in Stazione e ci
conoscemmo così!
Alcune serate le fece ancora con Borghetti, erano gli ultimi strascichi
del loro sodalizio artistico...molte delle esibizioni seguenti, invece,
le fece da solo, con l'ausilio di basi: io stavo in regìa e curavo la
parte "tecnica" dello spettacolo.
In
queste "performances", Franco che pezzi proponeva?
Proponeva tutto il suo repertorio: oltre alle canzoni del Q-Disc, cantava
anche pezzi più vecchi come "A me mi piace vivere alla grande", "L'artista",
"Buffone", "La Giovanna" ecc.
Devo dire che il riscontro del pubblico era un mix di interesse e stupore,
perchè lui era molto istrionico sul palco ed una proposta del genere era
sicuramente non convenzionale per quello che poteva essere il panorama
musicale milanese di allora (stiamo parlando degli anni '80); sicuramente
era più facile per quei tempi ascoltare gruppi incanalati in un filone
corrente definito, piuttosto che sentire un cantautore diciamo quantomeno
un po' "bizzarro". Franco era veramente completamente "al di là" di ogni
schema…e fu questo che mi colpì in modo particolare!
Io di lui conoscevo solo il pezzo di Sanremo (pezzo che mi era piaciuto
davvero moltissimo). Mi ricordavo non solo un cantante ma un vero e proprio
"personaggio", molto molto interessante…ma attenzione: non dimentichiamoci
che all'epoca del Festival ero ancora un liceale e non avevo certo la
possibilità di arrivare a concepire in modo compiuto un certo tipo di
cammino artistico in tutti i suoi aspetti...però Fanigliulo era un personaggio
che mi aveva particolarmente colpito…e quando poi ebbi la possibilità
di vederlo sul palco in prima persona…questa sensazione fu ulteriormente
rafforzata!
Sono sempre stato attratto da progetti un po' al di fuori dei canoni ordinari;
con i Matia Bazar avevo avuto la fortuna di cominciare a lavorare proprio
quando c'era da riscoprire tutta una nuova era del gruppo; così in modo
del tutto naturale l'artisticità di Fanigliulo mi affascinò enormemente
fin dal primo momento......
Piccola
divagazione: come sei entrato in contatto con il gruppo musicale ligure?
Mi capitava spesso di fare vacanze a Bordighera (IM) insieme ad un carissimo
amico che scriveva canzoni insieme a me. Giancarlo Golzi è di quelle parti,
mentre il resto del gruppo era di Genova, ma vivevano già tutti a Milano...c'erano
alcune conoscenze in comune tra le varie compagnie di ragazzi che frequentavamo
anche noi...falò notturni, chitarre ecc. e così da qualcuno più vicino
all'orbita del gruppo era scattata la classica scintilla: "Che carine
le canzoni che scrivete, proviamo a farle sentire!".
Sai, di solito sono cose dette tanto per dire e poi muore tutto lì...invece
quella volta andò diversamente!! La musicassetta con i nostri provini
caserecci arrivò effettivamente a destinazione, le canzoni piacquero e
da lì scaturì una collaborazione che durò per diverso tempo...
Tornando
a Fanigliulo, come è nata l'idea di lavorare insieme?
Quando ci siamo conosciuti, Franco ha capito da subito che avevo un modo
di esprimermi che poteva essere compatibile con il suo...io rappresentavo
la giusta controparte al suo modo di essere artista. Lui aveva questa
immediatezza, questa intuizione pura che era molto difficile da incanalare
in un linguaggio espressivo così sintetico e stringente come quello della
canzone...
Questo
suo modo di esprimersi forse si avvicinava di più ad una forma di tipo
teatrale...
Sì...però anche all'interno del suo modo di esprimersi in palcoscenico,
lui era il classico Artista con la A maiuscola, completamente a suo agio
nell'estemporaneità, ma che contemporaneamente rifugge un po' da tutto
ciò che è schematico e che costituisce un minimo di indicazioni di massima;
del resto si sa benissimo come sia molto difficile lavorare in qualunque
forma artistica senza avere un minimo di canovaccio di partenza…certo
poi si può pure proseguire andando totalmente "a braccio" e rimanendo
sempre aperti all'improvvisazione pura…ma la parte del lavoro svolta in
precedenza risulta in ogni caso fondamentale. Ecco, tutto ciò era completamente
avulso da Franco: lui era un "immediato totale".
Che
cosa significava essere a stretto contatto con Fanigliulo?
Eh, era una bella lotta!
Questa collaborazione si è quasi subito ampliata perchè in fondo io ho
sempre cercato di interpretare i miei ruoli "andando oltre", con l'intento
di cercare di capire sempre il più possibile di quello che si stava facendo
(sia come organizzatore di spettacoli piuttosto che come collaboratore
artistico)...nel caso di Franco, fin dall'inizio, non mi sono quindi limitato
a fare da "tassista" accompagnatore, ma stavamo tre-quattro giorni insieme,
parlando, mangiando a casa mia, andando in giro insieme per Milano ai
vari appuntamenti...
Non ti nascondo che scrivere canzoni insieme a lui era una sfida continua,
proprio perchè decidevamo una nota e lui ne aveva già cambiate tre, decidevamo
una parola e lui nel frattempo ne aveva dette altre otto...
Lavorare con Franco era molto molto stimolante…ma che fatica! (risata
ndr).
Paolo
Gaggero mi ha parlato di te nella sua intervista,
come vi siete conosciuti?
Io e Franco abbiamo cominciato lavorando a casa mia, dove avevo una mini
sala di registrazione in camera, con un mixer a sedici tracce, un registratore
a quattro piste, un computer Apple 2E, una tastiera e tutti i moduli generatori
di suoni che vuoi, ma era pur sempre una cosa artigianale!
Con questi mezzi provavamo a "buttare giù" le prime cose...all'inizio
ci trovavamo solo per scrivere i provini con chitarra e voce: se poi il
lavoro ci piaceva, allora lavoravo anche sull'arrangiamento...questa cosa
normalmente la facevo io, perchè Franco tornava a La Spezia; quando poi
lui ritornava a Milano, si rivedeva insieme tutto il lavoro svolto...
Le cose andarono avanti così finchè un giorno Franco mi introdusse anche
a La Spezia dove c'era il suo gruppo di amici collaboratori, con una sala
di registrazione più organizzata: naturalmente ti sto parlando della mitica
GP RECORDS di Paolo Gaggero a Bottagna!
Da quel momento in poi, facemmo a turno: a volte saliva lui, altre volte
scendevo io. Più normalmente ci trovavamo a Milano se dovevamo comporre
e invece lavoravamo a Bottagna se dovevamo finalizzare dei provini.
A tale proposito, mi è venuta in mente una particolarità...
....dimmi!
Con Franco avevamo iniziato la nostra collaborazione proprio riascoltando
i pezzi inediti antecedenti alla nostra conoscenza...riguardavamo i testi
e poi lui rielaborava la parte musicale a livello di arrangiamento insieme
ai ragazzi con cui collaborava, mi riferisco a Paolo ed a Pasquale Scarfì...in
pratica il metodo di lavoro rimase un po' sempre quello anche con i pezzi
man mano scritti in seguito: certo questo non succedeva proprio per tutti
i brani, ma sicuramente era un metodo di lavoro consolidato soprattutto
a proposito di quelle canzoni per le quali ritenevamo giusto appoggiarci
ad una struttura di orchestrazione più complessa…si decideva come rimetterci
mano, come mantenerle in una linea musicale più definita...
La cosa che mi piaceva di più era lavorare alla produzione artistica a
360°, non solo nello scrivere le canzoni...l'importante era dare un'impronta
al lavoro, è questo che ti chiedono i discografici! Io mi stavo facendo
le ossa piano piano, con questa ed altre esperienze musicali che stavo
vivendo: quindi imparavo cose nuove e cercavo di metterle in pratica...oltre
alla scrittura delle singole canzoni, mi interessava definire bene il
progetto musicale che potevamo andare a proporre. Ecco, secondo me questo
forse è stato un buon contributo che ho potuto portare alle sessioni fatte
in GP RECORDS. Lì si svolgeva da sempre un grandissimo lavoro di scrittura
e "vestizione" delle canzoni; parallelamente io cercavo di impegnarmi
anche per cercare di individuare quelle due o tre linee guida artistiche
che ti fanno pensare che esiste materiale sufficiente per poter lavorare
su qualcosa di più che non sia soltanto un insieme di singole "canzoni";
in un progetto artistico tutto va ad impattare direttamente sul personaggio,
sulle sue espressioni, su quello che dice e su come lo dice, pensando
anche a chi e a dove si propone una cosa, ecc....per il resto, invece,
(penso ad esempio al look piuttosto che all'atteggiamento in pubblico)
c'era molto poco da poter inventare! Franco era completamente "al di là"
di qualsiasi tipo di inquadramento…lui era un "personaggio" di per se
stesso!
Pensa inoltre a quanto possa essere stato difficile il solo pensare a
un disco fatto di pezzi nati in una forma se vuoi un po' simile a quella
del teatro-canzone, così lontani dagli "standard" della musica italiana
anni '80...sapevamo di osare parecchio…in questi casi spesso chi dovrebbe
credere in te per investire denaro, rimane così disorientato che difficilmente
riesce a seguirti! Non a caso proprio i pezzi più vicini a questa impostazione
rimasero solo a livello di provino casereccio!
Qual
era il ruolo di Pasquale Scarfì?
Pasquale scriveva le musiche con Franco fin da prima che noi ci conoscessimo...infatti,
quando ci incontravamo, lui si occupava delle tastiere.
Ecco, un pizzico di novità "operativa" in sala di registrazione lo avevo
portato introducendo un po' di tecnologia: nell'album di VACANZE ROMANE
i Matia Bazar avevano sperimentato l'utilizzo di un computer Apple che
lavorava sia come gestione di suoni sia come sequencer; ero rimasto molto
colpito dalla cosa e comprai anch'io un computer dello stesso tipo (…lo
comprai usato…ma mi aiutò l'allora tastierista del gruppo, Mauro Sabbione,
nell'acquisto!); così la stessa esperienza mi venne naturale portarla
poi in studio da Paolo quando ancora queste soluzioni non erano così conosciute
come adesso...ricordo che facevo dei bei traslochi di strumentazione tra
Milano e La Spezia! ma era una cosa che non mi pesava assolutamente perchè
da Paolo trovavo un'atmosfera stupenda e delle persone squisite che ricordo
sempre con amicizia ed affetto…
Non
hai più sentito nessuno di loro?
Pasquale no; Paolo mi contattò subito dopo la scomparsa di Franco ma poi
non abbiamo più avuto occasione di sentirci; in compenso ho ritrovato
via internet Cesco Carpena: ci scriviamo e ci mandiamo messaggi ogni tanto...lui
è un grande batterista!
Nei
documenti SIAE, risulta che FUMI O FUMI abbia anche un testo: come mai
il pezzo uscì nella versione strumentale?
La canzone che tu citi era una specie di ballata che avevo scritto con
la chitarra e che avevamo completato cantandoci sopra con Franco a casa
mia...poi la registrammo a Bottagna e da qualche parte, credo che esista
ancora un nastro di un provino in diretta chitarra-voce fatto da me con
una batteria elettronica che avevamo programmato al volo in studio: ricordo
che c'erano anche delle parti fischiettate dove pensavamo di mettere delle
parti addizionali di fiati...che altro dirti…la strofa era più strampalata
del solito, parole in libertà ma molto divertenti...
Si
può tranquillamente affermare che la versione uscita in GOODBYE MAI non
c'entri nulla...
Beh…in un certo senso sì…
Il discorso riguardo FUMI O FUMI può aiutarci per farti capire la grande
musicalità di Franco; Franco nella sua irrazionalità sapeva benissimo
cogliere la valenza del suono delle parole; ti racconto questo: il mio
provino, quando me lo ero inventato, conteneva nel ritornello le parole
del tutto casuali "LISTEN TO ME" e a lui venne spontaneo cantare FUMI
O FUMI per assonanza fonetica...infatti quando provavamo a cantare in
italiano, normalmente Franco cercava di cogliere dal mio inglese maccheronico
quello che lui sentiva che suonasse meglio anche in italiano.
Lui
era intimamente legato all'uso della parola come significato, perchè odiava
le cose scontate, ma nel contempo era attentissimo al suono di ogni sillaba...questo
per dirti come poteva essere complessa e variegata la sua personalità!
Parliamo
anche dell'altro pezzo strumentale: BAMBINI DI LA' inizia con una marcetta
che, sembra, rappresenti la marcia dei bambini che vanno in guerra...
Sì, è vero...e questo pezzo è un altro pezzo nato e sviluppato in
sala da Paolo, come molte altre cose...
Non
sarebbe stato meglio inserire pezzi già pronti come DOVE, PRIMI AMORI,
TANGO e L'UBRIACO, piuttosto che la versione di FUMI O FUMI che poi è
apparsa nel disco?
Vedi Carlo, il mondo della discografia non è così "romantico"...oltretutto
bisogna considerare che noi abbiamo passato una miriade di vicissitudini
solo per produrre il primo 45 giri!
All'inizio io e Franco eravamo due persone che cercavano di capire quanta
e quale strada potessero fare insieme, poi lui ha realizzato che poteva
"fidarsi" di me sia dal punto di vista musicale che da quello progettuale,
non solo per quello che poteva riguardare i testi delle canzoni, e cercavamo
di individuare insieme la strada artistica che avrebbe voluto percorrere...
In tutto questo c'era il suo essere rimasto fuori dal giro ed il mio essere
giovanissimo, quindi non potevo utilizzare nessun tipo di credenziale
da presentare al mondo della discografia ufficiale... Cominciammo a lavorare
insieme proprio con la mia collaborazione al testo di NAPOLI FA L'ONDA
e DOVE.
Ben presto però ci venne spontaneo collaborare a tutto campo, usufruendo
anche del mio sostegno come musicista.
Una delle prime cose che ideammo fu TANGO. Il pezzo nacque con Franco
che mi chiese di trovare una frase introduttiva con la chitarra per cominciare
a far nascere un'armonia e un ritmo su cui lavorare. Per le sovraincisioni
potei utilizzare della strumentazione elettronica aggiuntiva gentilmente
"parcheggiata" a casa mia da Sergio Cossu, allora tastierista dei Matia
Bazar (una tastiera e una batteria elettronica che sarebbero comunque
rimaste inutilizzate mentre il gruppo andava in tournee).
Se non ricordo male poi scrivemmo L'UBRIACO; è la tipica ballata acustica
di stampo molto chitarristico e infatti anche nell'arrangiamento, sviluppato
apposta in modo molto essenziale a casa mia, non mettemmo altri strumenti
al di fuori delle piste di chitarra, mentre invece ci sbizzarrimmo con
le sovraincisioni delle voci, con vari cori che facevo a Franco e altre
intuizioni vocali assolutamente geniali che lui inseriva qua e là.
PRIMI AMORI fu un altro pezzo che riuscimmo a completare in quel periodo
iniziale; è una canzone che adoro, per la sua delicatezza e per la sua
costruzione così completamente al servizio delle immagini contenute nel
testo. Volevamo scrivere una specie di favola e anche qui partimmo da
un riff di chitarra acustica, poi sostenuto dagli altri strumenti e da
un arpeggio nell'inciso.
Insomma, il materiale cominciava a prendere forma e così su indicazione
di qualcuno degli addetti ai lavori che incontravamo a Milano all'interno
della cerchia delle conoscenze di Franco (ma non rammento esattamente
chi fu di preciso) contattammo Rodolfo Grieco, un produttore che lavorava
molto con Canale 5 e che all'epoca seguiva Celeste (una modella che faceva
musica dance) e altri artisti.
Per un po' di tempo lavorammo con Grieco e facemmo dei provini in una
sala di registrazione a poca distanza da qui; la sala era gestita da Luigi
Colarullo, un altro produttore dell'area milanese...mi ricordo che poi
lavorammo con questi provini anche all'EXCALIBUR, uno studio che era un
po' l'evoluzione di una sala d'incisione dove avevo lavorato insieme ai
Matia Bazar...rimanevo nel giro di casa che conoscevo, cercavo di portare
le mie esperienze e le mie conoscenze laddove era possibile e poteva essere
utile...in quella fase lavorammo in particolare su TANGO e NAPOLI FA L'ONDA.
Intanto i rapporti personali tra Franco e Zucchero si andavano intensificando
e stava quasi prendendo corpo l'idea di una collaborazione produttiva
dell'entourage di Zucchero ai nostri progetti. Rammento che in quel periodo
ci incontravamo molto frequentemente con Agostino Scarfò, uomo di fiducia
di Zucchero, e andavamo spessissimo a vari concerti di Sugar proprio per
parlare di queste cose.
La vera svolta però ci fu quando fummo ricevuti in Ricordi da Mara Maionchi
e lei riuscì a coinvolgere Mario Rapallo della BOLLICINE-TARGA. Fu così
che riuscimmo finalmente a lavorare al primo vero progetto discografico,
con Mario Rapallo che ci fece da mecenate.
Ecco
che Franco entra a far parte della "scuderia" di Vasco Rossi...
Eh sì...
Devo dire che Mario Rapallo è stato di larghissime vedute, ci ha dato
aiuto in modo completo: ho avuto il grande privilegio di poter constatare
che si fidasse di me...lui si sentiva più tranquillo quando sapeva, bene
o male, che Franco riusciva ad essere supportato in un certo tipo di scelte,
anche nel lavoro quotidiano; io dal canto mio non mi sono mai perso un
solo giorno di lavoro in sala d'incisione, ho cercato di fare da collante
per tenere insieme il tutto e quindi fare in modo che la musica non prevaricasse
i testi, che questi fossero detti nel modo giusto, che l'arrangiamento
fosse sempre fatto in modo equilibrato eccetera...
In breve, Mario ci diede l'opportunità di fare la prima incisione (la
prima del nostro sodalizio intendo!): andammo vicino Imola, nella sala
d'incisione di Junior Magli, la SWEET VALLEY RECORDING STUDIOS. Gli arrangiamenti
e l'esecuzione dei brani erano stati affidati alla Steve Rogers Band;
i primi giorni, Franco, Massimo Riva ed io cercammo di conoscerci meglio...piccola
premessa: io sono sempre stato affascinato dalla contaminazione dei generi
musicali e adoro costruire affinchè possano esserci più chiavi di lettura...in
poche parole, l'idea di lavorare con dei professionisti e al tempo stesso
veri "rockettari" (nel senso più nobile del termine!) su questo genere
di canzoni mi affascinava moltissimo!
Devo dire che loro hanno fatto un lavoro egregio...sono rimasto molto
piacevolmente sorpreso da questa collaborazione; in sala io cercavo di
non lasciare artisticamente Franco da solo sotto ogni aspetto...ho un
bellissimo ricordo della SRB e nella scelta dei pezzi ha dato un parere
fondamentale chi di loro teneva le fila della band e cioè Massimo Riva!
Lui ci disse: "Sentite, pezzi come TANGO e L'UBRIACO sono molto belli,
ma fanno parte di uno stile musicale che, secondo me, è meno adatto ad
un personaggio che deve cercare di proporsi ritornando dopo tanto tempo
sulla scena, tra l'altro con qualcosa che è già di per sé "anomalo ed
alternativo", ma non dobbiamo spingere troppo sull'acceleratore fin da
subito! Non avrebbe senso fare un disco per uscire nei negozi e diventare
gli incompresi della situazione: abbiamo già tanta stranezza di nostro
da giocarci anche se non esageriamo e la roba più particolare ce la teniamo
per l'LP..."
Il ragionamento di Massimo non faceva una grinza e lo ritengo giusto,
oggi come allora...
Ti dirò di più: il fatto che dei veri "rocker" facessero dei ragionamenti
così pragmatici, oserei dire "da discografici", era per noi abbastanza
inaspettato e ci colpì molto positivamente!
Massimo Riva e Mario Rapallo avevano ascoltato tutti i pezzi e quindi
si decise, di comune accordo, di inserire i due che avrebbero composto
il 45 giri: così incidemmo L'ACQUA MINERALE e LA SPOSA CHE RIDE con la
Steve Rogers Band al gran completo, formazione originale!
Terminate le sessioni di registrazione io e Franco venimmo a Milano per
incidere le parti cantate: andammo presso lo studio REGSON da Paolo Bocchi,
curai personalmente l'esecuzione delle voci e facemmo già un primo mix;
ricordo allora che Massimo Riva mi telefonò e mi disse: "Dai ragazzi,
facciamo qualcosa di più accattivante!". Un remix venne così effettuato
da Massimo allo studio di Medicina (vicino Bologna) con l'ausilio di vari
effetti che sicuramente aiutavano un po' di più l'ascolto in senso commerciale...quando
poi ci richiamò, Massimo disse: "…ho messo un po' di "effetti speciali"
per strizzare l'occhio al mercato"!
Personalmente fui pienamente soddisfatto di tutto il lavoro effettuato
da Massimo Riva, anche se l'approccio era ovviamente di genere diverso
rispetto a quello che avevamo realizzato nei provini: in origine, per
esempio, LA SPOSA CHE RIDE era stata sviluppata in GP RECORDS secondo
una mia traccia più "cerebrale", con sonorità tipo Mike Oldfield, guidate
dalla mia chitarra acustica.
Se
devo dirti la verità, io preferisco di più la versione originale...
Sono due cose diverse...sinceramente a me piace anche il modo in cui Massimo
Riva ha lavorato insieme alla Steve Rogers Band.
Quindi, nel giugno del 1987, uscì questo 45 giri che fu promosso con qualche
apparizione televisiva...ricordo che Franco partecipò a BE BOP A LULA
di Red Ronnie su Italia 1...
Una curiosità: qualche anno dopo, incontrai Red e gli chiesi se poteva
farmi avere una copia della trasmissione; lui mi disse che era praticamente
impossibile perché avrebbe avuto bisogno di almeno dieci segretarie per
riordinare il suo archivio di bobine!
Dopo questo 45 giri c'è una novità...
Quale?
Vasco Rossi decise di prendere in mano la situazione e diventare il produttore
di Franco: bisogna sottolineare che Vasco aveva già a che fare con Mario
Rapallo per quanto riguardava la BOLLICINE-TARGA.
Se non ricordo male però qualcosa si intoppò rispetto a quelli che erano
gli impegni personali quotidiani di Vasco, quindi proposi a Rapallo di
realizzare il nostro secondo 45 giri con Roberto Colombo, che era stato
l'arrangiatore di due dischi dei Matia Bazar: lui è un Genio con la G
maiuscola ed è un talento davvero speciale.
Per l'ennesima volta, Rapallo ci diede fiducia e quindi potemmo andare
ad incidere negli studi di Colombo a Borgosesia (NO).
Gli ultimi pezzi che avevamo scritto erano MR WONDERFUL e FUMI O FUMI.
Entrambi li provinammo direttamente a Bottagna; fu proprio nelle sessioni
di registrazione dei provini di MR WONDERFUL che ho avuto modo di conoscere
GIACOMO GIANNOTTI alle tastiere e un giovanissimo Cesco Carpena con la
sua batteria.
Nel frattempo con Franco si cominciava a pensare a come muoverci anche
per arrivare a definire una possibile organizzazione di suoi concerti;
ricordo che ci incontrammo varie volte con l'impresario e produttore Ermes
Bonini per creare un progetto in proposito.
La scelta dei brani per il 45 giri cadde su MR WONDERFUL e NAPOLI FA L'ONDA.
Alle incisioni a Borgosesia parteciparono sia musicisti liguri provenienti
dall'area di La Spezia (ecco come conobbi Massimo Marcolini), che turnisti
milanesi (come il chitarrista Marcello Cosenza).
A Vasco piacque moltissimo in particolare MR WONDERFUL (una volta in sala
d'incisione mi disse che secondo lui la frase musicale tra il ritornello
e la ripresa della strofa era la tipica frase "da un milione di dollari"…!)
e così prese definitivamente forma l'opportunità per noi di incidere un
intero album.
Rimanevano
a questo punto da pianificare i lavori per l'incisione in studio delle
altre canzoni; quando Vasco riuscì ad organizzare operativamente il tutto,
ci ritrovammo al famoso studio White House di Umbi a Castelnuovo Montale
presso Modena: era un luogo per me conosciuto perchè avevamo inciso lì
anche l'album "Melò" dei Matia Bazar (con la produzione di Celso Valli).
Il progetto LP fu portato avanti sotto la direzione effettiva dei lavori
fatta in prima persona da Vasco. Alle registrazioni partecipavano nuovamente
sia musicisti della SRB che altri turnisti dell'area modenese-bolognese.
Tra le canzoni scelte per l'album c'era anche GOODBYE MAI. Questo era
un pezzo scritto musicalmente da Franco e Paolo Gaggero: Paolo aveva trovato
un "giro" di piano elettrico bellissimo, ci avevano cantato sopra sistemando
le note insieme e incidendo un primo testo di Franco; poi io e Franco
ultimammo e sistemammo le parole.
Parlando di questi pezzi, mi è venuta in mente una cosa...
Dimmi...
Per quanto riguarda il titolo che io e Franco volevamo mettere all'album,
in origine eravamo indecisi tra A RUOTA LIBERA e IN ORDINE SPARSO...poi
la scelta cadde su SUDO MA GODO, sia perchè questo era il titolo di uno
dei pezzi (cosa commercialmente sempre ben vista dai discografici) sia
perché anche in quel titolo, tra l'altro un po' più provocatorio e quindi
un po' più in grado di attirare l'attenzione, si racchiudeva comunque
una specie di manifesto che identificava il personaggio.
Il titolo venne poi cambiato in GOODBYE MAI quando l'album uscì postumo;
io seppi del malore di Franco attraverso i giornali e così fu anche per
la notizia della sua scomparsa…
Come
definiresti artisticamente Franco Fanigliulo?
L'Artista con la A maiuscola!
Non ho mai più incontrato una persona così "intimamente" Artista, così
difficile da racchiudere in un'unica definizione, così pieno di mille
sfaccettature tutte estremamente naturali e mai studiate...versatile,
pieno di sorprese, così inscindibilmente legato alle massime forme di
espressività artistica.
Secondo
te, quale sarebbe oggi il metodo migliore per riportare interesse sulla
figura di Franco Fanigliulo?
Si potrebbe senz'altro partire contattando Caterina Caselli, lei ha sempre
creduto in Franco…io non ho avuto modo di conoscerla direttamente ma Franco
mi parlava spesso di come lei aveva saputo credere in lui.
Altri due grandi nomi vicini a Franco sono Zucchero e Vasco: io penso
che, compatibilmente con i loro propri impegni personali, sarebbero più
che favorevoli ad un progetto che riguardi Franco. Con Franco ho avuto
occasione di conoscerli entrambi e non ho difficoltà a credere che possano
aderire ad una cosa del genere, perchè gli erano molto vicini, lo stimavano
molto come Artista e, che io sappia, erano proprio amici!
Mi rendo però perfettamente conto che non sia un'impresa facile...
Ma
secondo te come mai Franco non ha avuto il successo che meritava?
Credo che l'aver o meno successo purtroppo spesso esuli dalle sole radici
artistiche e dai meriti musicali; sicuramente ognuno di noi ha delle testimonianze
da portare o dei casi da citare in questo senso...
E' difficile rimanere sulla cresta dell'onda per personaggi particolari
e non catalogabili, difficilmente gestibili, che risultano (e sono!) strambi
di per se stessi e non perché semplicemente recitano una parte…tutto ciò
cozza un po' con i meccanismi di gestione della discografia nei suoi aspetti
extra-artistici.
E' necessario un gran lavoro di organizzazione, conoscenze, promozione,
impegno manageriale...in realtà arrivare a fare un disco è solo l'inizio
del lavoro!
Sembra strano a dirsi ma non è sufficiente il talento per avere un riscontro
(a maggior ragione se duraturo) con il pubblico: da una parte è necessario
un prodotto spontaneo frutto della personalità dell'artista, mentre dall'altra
è indispensabile tutta una serie di meccanismi che vanno ben oltre la
visione artistica delle idee, dell'ingegno e dell'intuizione.
Nel caso di Franco posso benissimo capire che ci potessero essere molte
difficoltà nell'avvicinarsi al suo mondo...
Lavorare con Franco era un atto di fede: un salto nel vuoto dove ci si
doveva a tutti gli effetti donare incondizionatamente, firmando la classica
cambiale in bianco...non potevi mai sapere cosa sarebbe successo un secondo
dopo...potevamo finire una canzone e un'ora dopo lui poteva averla già
disfatta per l'ennesima volta; sicuramente aveva bisogno di una guida
che lo consigliasse passo dopo passo, che lo tenesse ancorato in modo
coerente, con il suo essere, a tutto ciò che esulava dal solo sforzo creativo...io
cercavo di compenetrare la sua parte irrazionale, ma d'altra parte cercavo
anche, sempre senza mai preponderare, di incanalare i nostri sforzi verso
sfumature che rendessero lui ed il nostro lavoro più proponibile...poi
c'era la vera e propria quotidianità, il cercare di riuscire ad essere
più malleabili, nonostante il suo essere così "naif", il cercare di mantenere
rapporti e conoscenze pur avendo a che fare con il suo sentirsi intimamente
"eremita"...del resto Franco era fatto così, prendere o lasciare!
Come
mai è stato dimenticato per quasi quindici anni prima di essere riscoperto?
Un interesse in genere nasce perchè ci sono delle persone - come voi in
questo caso - che si occupano attivamente di qualche cosa. Di questo non
si può fare altro che ringraziarvi veramente tantissimo!!
Vedi Carlo, l'interesse non è una cosa che scaturisce di per sé...è molto
difficile che un consenso si crei se non c'è un minimo di spinta che fa
da capofila, a meno che non succedano degli eventi eccezionali!
In questo caso il vostro intento è quello di far conoscere Franco e, visto
l'impegno che profondete in questo, credo proprio che il vostro lavoro
sarà ripagato!
Saresti
disponibile per future iniziative?
Assolutamente si! Anche per eventuali esibizioni dal vivo: amo stare sul
palco, lo faccio tuttora per hobby...avrei partecipato volentieri anche
alla manifestazione dell'11-1-2008, ma purtroppo proprio non potrò esserci...ci
rifaremo alla prossima!
Grazie davvero di cuore per tutto ciò che state facendo.
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